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PROMOTORI ED ORGANIZZATORI:
CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies)
Via del Giglio 15 – Firenze
www.camnes.org - www.camnes.it
In Collaborazione con:
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Via della Pergola, 65
- FIRENZE
www.archeotoscana.beniculturali.it
COMITATO SCIENTIFICO:
Giovannangelo Camporeale (Presidente)
Università degli Studi di Firenze / CAMNES
Federico Cantini
Università di Pisa
Gabriella Capecchi
Università degli Studi di Firenze
Giovanni Alberto Cecconi
Università degli Studi di Firenze / CAMNES
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Direttrice Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Carlo Francini
Comune di Firenze
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze
Guido Vannini
Università degli Studi di Firenze
COMITATO ORGANIZZATORE:
Valeria d’Aquino
CAMNES / collaboratrice Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Guido Guarducci
Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies
Stefano Valentini
Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies
SEGRETERIA SCIENTIFICA:
Silvia Nencetti
Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies
workshop.archeofi@camnes.org
CON IL PATROCINIO DI:
Dipartimento SAMeRL (Scienze dell’Antichità, Medioevo, Rinascimento e Linguistica)
OGGETTO, FINALITA’ ED OBIETTIVI DEL WORKSHOP
”...io Giovanni cittadino di Firenze,
considerando la nobiltà e grandezza della nostra città a' nostri presenti tempi,
mi pare che si convegna di raccontare e fare memoria dell'origine e cominciamento di così famosa città...”
Giovanni Villani (1276–1348)
Il Workshop “Archeologia a Firenze: città e territorio”, promosso e organizzato dal CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, si presenta come un’occasione importante per approfondire, in ambito scientifico, le origini di una città che ha certamente vissuto da protagonista la stagione del Rinascimento, ma che nelle sue radici trova i presupposti e le ragioni stesse di questo destino glorioso.
Il Workshop, mediante il contributo ed il confronto tra studiosi di diverse discipline, intende ripercorrere le tappe di questa storia, mostrando la stato della ricerca archeologica, dagli scavi della fine dell’Ottocento per “Firenze Capitale” sino agli interventi recenti di archeologia urbana.
Le testimonianze di epoca preistorica e protostorica, le evidenze etrusche, la nascita e lo sviluppo di Florentia, il passaggio cruciale all’età post-classica saranno affrontate da archeologi e ricercatori secondo le specifiche competenze, in una cornice nella quale, oltre all’esposizione dei dati e alle ipotesi di ricostruzioni storiche, troveranno ampio spazio la discussione e il confronto.
L’iniziativa coltiva anche l’ambizione di svolgere una funzione di servizio, offrendosi come risorsa di educazione permanente per il grande pubblico e strumento di comunicazione di dati scientifici anche nuovi, o parzialmente editi nelle pubblicazioni specialistiche.
Il Workshop e gli Atti sono dedicati alla memoria di Giuliano De Marinis
P R O G R A M M A
I contributi, relativi all’archeologia di Firenze e del suo territorio, saranno raggruppati in sessioni tematiche e/o cronologiche. Ciascuna sessione sarà presieduta da un chair che introdurrà i relatori, farà rispettare i tempi previsti per gli interventi e coordinerà la discussione.
Per la presentazione i relatori potranno avvalersi del supporto informatico di un computer dotato di Power Point e di un video proiettore.
La lingua ufficiale del Workshop sarà l’ITALIANO.
Tutti i relatori avranno a disposizione 30 MINUTI nel caso di una RELAZIONE e 20 MINUTI nel caso di una COMUNICAZIONE e tutte le sessioni, tranne quella introduttiva, saranno chiuse da una discussione di 20 MINUTI.
Nella sessione conclusiva del Workshop i diversi chairmen guideranno la discussione generale, che sarà suddivisa in sezioni tematiche tenendo conto dello sviluppo delle due giornate di studio.
Ai POSTERS, che saranno esposti per tutta la durata dei lavori, sarà riservata una sessione di presentazione e discussione di 1 ora. Una galleria dei posters in PowerPoint verrà proiettata nella sede del Workshop durante le pause dei lavori (coffee breaks e pranzo).
I lavori del Workshop saranno trasmessi in streaming sul canale CAMNESLIVE sul sito web: www.camnes.it.
Venerdì 12 APRILE
9.30-10.30 APERTURA DEI LAVORI SALUTI DELLE AUTORITÁ Chair: Giovannangelo CAMPOREALE (Università degli Studi di Firenze – CAMNES) |
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RELAZIONI INTRODUTTIVE 1a parte Chair: Giovannangelo CAMPOREALE (Università degli Studi di Firenze – CAMNES) |
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10.30-11.00 |
Pasquino PALLECCHI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) L’influenza del contesto geomorfologico nella trasformazione della città di Firenze |
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11.00-11.30 |
Fabio MARTINI (Università degli Studi di Firenze) Lucia SARTI (Università degli Studi di Siena) Prima di Firenze: dalle origini all’Età del Bronzo |
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11.30-11.45: Pausa Caffè |
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RELAZIONI INTRODUTTIVE 2a parte Chair: Lucia SARTI (Università degli Studi di Siena) |
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11.45-12.15 |
Giovannangelo CAMPOREALE (Università degli Studi di Firenze – CAMNES) Gli Etruschi di Firenze |
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12.15-12.45 |
Giuseppina Carlotta CIANFERONI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Florentia |
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12.45-13.15 |
Guido VANNINI (Università degli Studi di Firenze) La città medievale |
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13.15-14.00: Pranzo |
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14.00-15.00 SESSIONE POSTERS |
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SESSIONE I Dalla Preistoria al periodo Romano Chair: Vincenzo SALADINO (Università degli Studi di Firenze) |
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15.00-15.20 |
Fabio MARTINI (Università degli Studi di Firenze) Lucia SARTI (Università degli Studi di Siena) Giovanna PIZZIOLO (Università degli Studi di Siena) Strutture evidenti e paesaggi nascosti dell’area fiorentina nella Preistoria |
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15.20-15.40 |
Giuseppina Carlotta CIANFERONI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Raffaella DA VELA (Università degli Studi di Firenze) Fornaci di Età Etrusca nell’area dell’ex-cinema Apollo |
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15.40-16.00 |
Giovanni UGGERI (Sapienza Università di Roma) La viabilità attorno a Firenze |
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16.00-16.20 |
Elizabeth Jane SHEPHERD (Responsabile dell'Aerofototeca Nazionale, ICCD) Produrre per Florentia |
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16.20-16.40: DISCUSSIONE |
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16.40-17.00: Pausa Caffè |
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SESSIONE 2 Periodo Romano e Tardo Antico Chair: Giovanni UGGERI (Sapienza Università di Roma) |
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17.00-17.20 |
Elena SORGE (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Non dimenticare Florentia |
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17.20-17.40 |
Giuseppina Carlotta CIANFERONI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Il Teatro di Florentia |
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17.40-18.00 |
Giovanni Alberto CECCONI (Università degli Studi di Firenze – CAMNES) Firenze Tardo Antica: istituzioni e società |
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18.00-18.20 |
Paolo LIVERANI (Università degli Studi di Firenze) Ridefinizione degli spazi urbani nella Firenze tardoantica |
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18.20-18.40: DISCUSSIONE |
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Ricevimento a Palazzo Medici Riccardi - Sala Pistelli |
Sabato 13 APRILE
SESSIONE 3 Dal Tardo Antico all’Alto Medievo Chair: Enrico CIRELLI (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna)
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9.30-9.50 |
Guido VANNINI (Università degli Studi di Firenze) Emiliano SCAMPOLI (Archeologo) La città carolingia e le difese urbane altomedievali |
9.50-10.10 |
Federico CANTINI (Università di Pisa) Jacopo BRUTTINI (Archeologo) Tra la città e il fiume: l’area degli Uffizi nel Medioevo |
10.10-10.30 |
Federico CANTINI (Università di Pisa) Città e territorio: la circolazione delle merci tra IV e X secolo |
10.30-11.00: DISCUSSIONE |
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11.00-11.20: Pausa Caffè |
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SESSIONE 4 Il Basso Medioevo Chair: Paolo PEDUTO (Università di Salerno)
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11.20-11.40 |
Chiara MARCOTULLI (Università degli Studi di Firenze) Laura TORSELLINI (Università degli Studi di Firenze) Torri e campane: archeologia dello spazio urbano della Firenze medievale |
11.40-12.00 |
Michele NUCCIOTTI (Università degli Studi di Firenze) Laura TORSELLINI (Università degli Studi di Firenze) S. Maria Maggiore: archeologia leggera di un landmark della Firenze pre-comunale |
12.00-12.20 |
Andrea Vanni DESIDERI (Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, Università di Firenze) |
12.20-12.40 |
Valeria d’AQUINO (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies/collaboratore SBAT) Stefano GIORGETTI (Assessore al Patrimonio ed Edilizia della Provincia di Firenze) Il complesso di S. Orsola a Firenze fra ricerca e valorizzazione |
12.40-13.00: DISCUSSIONE |
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13.00-14.00: Pranzo |
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SESSIONE 5 Chair: Fabrizio PAOLUCCI (Direttore del dipartimento di Antichità classiche della Galleria degli Uffizi) |
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14.00-14.20 |
Emiliano SCAMPOLI (Archeologo) La condivisione dei dati |
14.20-14.40 |
Lucrezia CUNIGLIO (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Il progetto di qualificazione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (MAF). Un primo bilancio |
14.40-15.00 |
Giuseppina Carlotta CIANFERONI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Piazza Signoria: un problema di archeologia urbana |
15.00-15.20 |
Monica SALVINI (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) Archeologia urbana a Firenze: Piazza Signoria 1982-1989 |
15.20-15.40 |
Laura LONGO (Comune di Firenze), Serena Pini (Comune di Firenze), Stefania Chipa (Università degli Studi di Firenze), Laura Fernández Rubio, Heliodora Pérez Vera, (Universidad de Castilla-La Mancha - UCLM), Belen Ruiz Pomar (Fundación Universidad Empresa Región de Murcia), Gianluigi Sanzi (Università degli Studi di Firenze) Da Florentia a Fiorenza. Progetto di Musealizzazione dell’Area degli Scavi sotto Palazzo Vecchio, Firenze |
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15.40-16.00: Pausa Caffè |
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16.00-16.20 |
Fabio MARTINI (Università degli Studi di Firenze) Il Museo di Preistoria e la tradizione fiorentina negli studi delle origini: bilanci e prospettive di valorizzazione |
16.20-16.40 |
Lucia SARTI (Università degli Studi di Siena) Potenziale di valorizzazione dell’archeologia preistorica dell’area fiorentina |
17.00-17.20 |
Carlo FRANCINI (Comune di Firenze) Condividere per Valorizzare: la visione del Piano di Gestione del Centro Storico di Firenze Patrimonio dell'Umanità UNESCO |
17.20-17.45: DISCUSSIONE |
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Chiusura dei lavori Chair: Giovannangelo CAMPOREALE (Università degli Studi di Firenze – CAMNES) |
I N F O R M A Z I O N I
Registrazione
Il Workshop è aperto a tutti.
La registrazione, OBBLIGATORIA E GRATUITA per tutti i partecipanti (relatori, AUTORI DI POSTERS ed uditori) potrà essere effettuata, durante tutta la durata dei lavori, al desk che verrà allestito nella Chiesa di S. Jacopo in via Faenza 43.
Pause caffè e buffet
Tutte le pause caffè ed il buffet del ricevimento saranno offerti gratuitamente a RELATORI (orali e posters)) e CHAIRS.
Le pause caffè avverranno al 1° piano del medesimo edificio del Workshop (Via Faenza 43) presso la CAFFETTERIA della Lorenzo de' Medici.
Pranzo
Il pranzo è libero ma sarà disponibile un servizio ristorazione ad un prezzo agevolato per partecipanti al Workshop presso la Caffetteria Lorenzo de' Medici.
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ABSTRACTS RELAZIONI E COMUNICAZIONI
Città e territorio: la circolazione delle merci tra IV e X secolo
Federico Cantini
Università di Pisa
Nell’intervento sarà affrontato il tema della circolazione delle merci a Florentia e nel territorio corrispondente alla Toscana settentrionale interna tra Empoli e l’aretino.
Considerare anche lo spazio posto fuori dalla città ci permette di osservarla in rapporto all’area rurale, in un arco cronologico, quello compreso tra il IV e il X secolo, scandito da profonde trasformazioni.
Le città, già in parte colpite dalla crisi del III secolo, dalla fine del IV secolo accolgono i primi edifici ecclesiastici che si collocano in uno spazio urbano ormai diradato e ruralizzato, che non sembra essere di nuovo oggetto di grandi investimenti perlomeno fino all’età carolingia.
Le campagne sono segnate in età tardo antica dalla crisi della piccola e media proprietà e dalla formazione di grandi latifondi, dalla successiva crisi delle ville e a partire dal VII secolo dalla formazione di villaggi, spesso d’altura, che dall’VIII secolo furono inseriti nella nuova rete di chiese battesimali e che in alcuni casi si trasformarono in castelli a partire dal X secolo.
Con la fine dell’Impero e in maniera definitiva dal VII secolo si interrompono poi i traffici su scala mediterranea, con una successiva forte localizzazione dell’economia.
In che modo si inserisce il caso fiorentino all’interno di questi processi di profonda trasformazione?
Per contribuire a rispondere a questa domanda abbiamo deciso di affrontare l’analisi dell’economia della città e del territorio fiorentino, focalizzando la nostra attenzione sulle merci trasportate in anfore e su quelle ceramiche che, caratterizzando quasi ogni contesto di scavo, consentono di confrontare realtà insediative anche molto diverse tra loro.
In particolare cercheremo di comprendere:
quali merci arrivano a Florentia e nel territorio rurale;
dove si trovano i centri di produzione e che caratteristiche hanno;
se esistono delle differenze nella distribuzione dei prodotti tra centro urbano e aree rurali, e le ragioni di tali eventuali difformità;
il rapporto quantitativo tra prodotti locali e merci di importazione per capire in che modo si rispondeva ai fabbisogni urbani.
Questi temi saranno affrontati nel lungo periodo per poter meglio comprendere come si modificò l’economia della città tra età tardo antica e alto Medieovo.
Tra la città e il fiume. L'area degli Uffizi nel Medioevo
Federico Cantini
Università di Pisa
Jacopo Bruttini
Archeologo
L'area compresa tra gli Uffizi, via dei Castellani e Palazzo Vecchio è stata ed è tutt'ora oggetto di indagini archeologiche che, grazie alla collaborazione tra Soprintendenza competente e Università, stanno contribuendo a ricostruire la storia e il paesaggio di questa zona della città di Firenze tra età tardo antica e Medioevo.
Si tratta di un'area che ha subito profonde trasformazioni, con ritmi e forme differenti nelle due zone poste rispettivamente dentro o fuori dalla cinta romana che doveva passare lungo Via della Ninna.
Nella terza corte di Palazzo Vecchio sono emersi i resti del tetro romano, che in età tardo antica iniziò ad essere spoliato, mentre una sua parte fu occupata da un'area sepolcrale e una camera radiale fu trasformata in un riparo. Con l'abbandono definitivo il monumento si trasformò in una sorta di grande contenitore che nell'alto Medioevo si riempì di strati di terra ricchi di materiale organico.
Parallelamente la zona di via de’Castellani, posta fuori dalle difese romane e alto medievali, fu utilizzata come discarica e luogo di coltivazione fino al XII secolo, quando fu costruito un muraglione che prolungava il lato orientale della cinta urbana fino al fiume, presso un punto fortificato chiamato “castrum Altafrontis”.
Solo tra la seconda metà dell'XI e il XII secolo nell'area del teatro furono realizzati nuovi edifici, che non intaccarono comunque la mole e la riconoscibilità del monumento romano. Quest'ultimo presto entrò a far parte di quello spazio urbano controllato dalla famiglia degli Uberti, che ne fece una vera e propria enclave, che comprendeva anche la turris major, il castello d’Altafronte, l’anfiteatro e un porto.
Nel corso del XIII secolo parte delle volte del teatro furono riutilizzate nella costruzione di nuovi palazzi e a partire dal XIV secolo alcuni edifici ospitarono anche i rappresentanti del Comune.
L'area della vicina via de’Castellani, invece, fu urbanizzata solo nel XIII secolo, quando comparvero i primi edifici affacciati su un nuovo reticolo di vie. Il muraglione fu progressivamente demolito o riutilizzato per appoggiarvi le abitazioni. Alla fine del XIV secolo tutti gli spazi disponibili erano già stati occupati e si iniziò a realizzare i primi ambienti sotterranei.
Solo nel XVI secolo le strutture murarie antiche e medievali furono rasate e riorientate oppure abbattute per consentire la costruzione della terza corte di Palazzo Vecchio e degli Uffizi.
Gli Etruschi di Firenze
Giovannangelo Camporeale
Università degli Studi di Firenze – CAMNES
"Secondo un'opinione affermata presso autori già del tardo Medioevo e seguita anche da studiosi moderni, Firenze sarebbe stato un centro romano - la colonia tardo-repubblicana di "Florentia" - e Fiesole un centro etrusco. Tale giudizio poteva accogliersi fin quando nel processo di ricostruzione storica si utilizzavano fonti scritte. La situazione è cambiata quando sono state messe in luce testimonianze archeologiche, che hanno consentito di definire Firenze centro anche etrusco (e Fiesole centro anche romano). I dati archeologici di età etrusca di Firenze sono piuttosto pochi, ma anche eloquenti: alcune tombe dell'VIII secolo a.C, frammenti ceramici e bronzi del VII secolo a.C., arredi funerari e bronzetti del VI secolo a.C., un'area artigianale per la produzione di vasellame fittile attiva a cominciare dal VI secolo a.C. L'insediamento etrusco fiorentino, sorto in riva d'Arno e corrispondente grosso modo all'attuale centro cittadino, non ha mai raggiunto l'estensione di una metropoli. La sua genesi e il suo sviluppo sono strettamente connessi a una strada che collegava l'Etruria settentrionale con la Pianura Padana e, in particolare, al passaggio del fiume. Questo era un punto nevralgico nel movimento di uomini e cose che si spostavano da sud verso nord e viceversa. Il carattere dell'insediamento è quello di un complesso di infrastrutture, che potevano essere gestite da una piccola comunità che controllava il movimento. In un orizzonte che dal punto di vista documentale può dirsi limitato, è possibile cogliere fenomeni che tradiscono un'ideologia (proto)urbana."
Firenze Tardo Antica: istituzioni e società
Giovanni Alberto Cecconi
Università degli Studi di Firenze
La storia istituzionale e sociale di Firenze tardoantica è poco nota, per scarsezza di documentazione. Il raffronto tra fonti di diversa natura consente tuttavia, almeno, di evidenziare il rilievo della città nel quadro della provincia dioclezianea di Tuscia et Umbria e la presenza in città e nel territorio di famiglie senatorie di rilievo. Il declino di Firenze come città di assetto romano, eventualmente da confrontare con contesto e informazioni archeologico-topografiche e con le forme della cristianizzazione, deve probabilmente collocarsi a partire dal V secolo, in concomitanza con una più generale apparente flessione delle condizioni della Tuscia.
Fornaci di Età Etrusca nell’area dell’ex-cinema Apollo
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Raffaella Da Vela
Università degli Studi di Firenze
Tra il 2010 ed il 2011 l’area compresa al di sotto dell’ex cinema Apollo, all’angolo tra via Fiume e via Nazionale, è stata interessata da lavori di riqualificazione, soggetti ad assistenza archeologica. Gli strati di età medievale e post-medievale, dei quali restano pochi lacerti, furono distrutti dalle fondazioni del cinema e dei suoi annessi, nel 1936; al di sotto di essi, ad una profondità di circa m 4 dall’attuale livello del marciapiede di via Nazionale, in corrispondenza del pavimento dell’attuale parcheggio sotterraneo, sono state individuate ed indagate alcune fornaci ceramiche etrusche di età tardo arcaica. Le strutture erano coperte da uno strato di abbandono alluvionale di colore rosso bruno; la camera di combustione era stata scavata all’interno di uno strato omogeneo sabbioso molto depurato di colore giallo, piano di calpestio del periodo d’uso. Il loro stato di conservazione era parziale e disomogeneo: la stratigrafia indicava infatti diverse fasi di utilizzo del sito artigianale, con smantellamento di alcune fornaci e costruzione di nuove. Le quattro fornaci con uno stato di conservazione migliore appartenevano all’ultima fase di utilizzo dell’area e conservavano, al loro interno, parti della volta concotta, intenzionalmente distrutta, scarti di lavorazione, sostegni e distanziatori; in quest’ultima fase, inoltre, era stata messa in opera una massicciata, sulla quale si svolgevano probabilmente alcune attività di bottega, ad esempio l’essiccazione dei vasi prima della cottura. Il sito era in origine più esteso di quello indagato, in quanto le evidenze terminavano in coincidenza dello scasso per la gettata dei piloni in cemento del cinema e la parte conservata era tutta al di sotto della platea, dove lo scavo novecentesco arrivò a profondità inferiore. Le fornaci ed i materiali, tutt’ora in una fase iniziale dello studio, costituiscono il primo contesto etrusco di età tardo arcaica ritrovato nel centro di Firenze.
Il progetto di qualificazione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (MAF). Un primo bilancio
Lucrezia Cuniglio
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Il progetto di qualificazione del MAF si propone il recupero dell'intero complesso di immobili che sono destinati al Museo: il Palazzo della Crocetta, sua sede storica, il cosiddetto ex Topografico e l'ex Innocenti.
Il progetto prevede l'adeguamento agli standard museali, il miglioramento e l'ampliamento degli spazi e dei servizi per il pubblico - sia per l'accoglienza (reception, guardaroba, caffetteria, bookshop) sia per la didattica e la formazione (servizi educativi, sala conferenze, laboratori, ecc.) - l'aggiornamento degli apparati didattici e, ultimo ma non meno importante, il potenziamento degli spazi espositivi per l'allestimento dei materiali archeologici attualmente conservati nei depositi. L'importo stimato per i lavori è di circa € 13.000.000,00.
Sulla base di questo progetto nel corso degli ultimi anni sono stati eseguiti alcuni interventi: nel 2011, con fondi Lotto, sono stati realizzati importanti lavori di adeguamento impiantistico e architettonico che hanno interessato il Palazzo della Crocetta e hanno consentito, fra l'altro, di riaprire alcune sale da tempo chiuse (€ 645.000,00).
Nel novembre del 2012, con un finanziamento ARCUS, sono cominciati i lavori per la sistemazione di alcuni ambienti posti al piano terra del Palazzo ex Innocenti con cui si realizzerà un ingresso al Museo senza barriere architettoniche e spazi destinati all'accoglienza dei visitatori (€ 1.500.000,00).
Nei prossimi mesi sarà inaugurato uno spazio di sosta e approfondimento al primo piano del Palazzo ex Topografico per consentire ai visitatori, dopo aver percorso, nel Palazzo della Crocetta, l'esposizione delle "Antiche collezioni etrusche greche e romane" e del Museo Egizio, di riposare e puntualizzare alcuni temi legati al Museo e alle sue raccolte. I finanziamenti per la realizzazione dell'intervento (€ 200.000,00) sono stati erogati dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC).
Si confida che, dopo questo avvio, il progetto del MAF possa subire una accelerazione, magari a seguito del suo inserimento nel Protocollo d'intesa, e poi nell'Accordo di Programma, sottoscritto fra MiBAC, Regione Toscana e Consulta delle Fondazioni di Origini Bancarie per il coordinamento degli interventi di qualificazione dei musei che insistono sulla piazza della SS. Annunziata: il MAF e il MUDI.
Il complesso di S. Orsola a Firenze fra ricerca e valorizzazione
Valeria d’Aquino
CAMNES/collaboratore SBAT
Stefano Giorgetti
Assessore Patrimonio, Edilizia, Protezione Civile, Trasporti e mobilità della Provincia di Firenze
L’intervento, diviso in due parti, ha per oggetto la comunicazione dei risultati preliminari degli scavi condotti all’interno del complesso conventuale di S. Orsola a Firenze e la presentazione delle iniziative della Committenza volte alla conservazione e tutela del bene, unitamente a quella delle proposte inerenti la valorizzazione e sulla gestione del sito.
La ricerca sul campo, svolta sotto la Direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha consentito di acquisire dati di grande rilevanza sull’impianto ecclesiale del complesso e di svolgere saggi esplorativi in altre quattro aree dell’edificio che hanno offerto nuovi spunti di riflessione sulla ricostruzione e sulla scansione delle fasi edilizie del convento, nonché sull’evoluzione urbanistica di Firenze nel Basso Medioevo.
L’elevata attenzione mediatica che l’attività di ricerca ha avuto a livello internazionale e la disponibilità della Provincia e della Soprintendenza per i Beni Archeologici di rendere visibile e fruibile dall’esterno ed in diretta l’indagine archeologica si è tradotta nella presenza continua di un pubblico eterogeneo di visitatori, studiosi ed addetti ai lavori, giornalisti e semplici cittadini, italiani e stranieri, interessati ai vari aspetti della ricerca. Il lavoro svolto offre un’occasione unica di collaborazione fra diversi Enti Istituzionali per la ricerca di soluzioni afferenti al complesso problema della ristrutturazione e della rifunzionalizzazione di S. Orsola, con la speranza di avviare un processo di trasformazione del luogo in fonte positiva della memoria collettiva, oltre che in un importante strumento di studio storico e scientifico.
Condividere per Valorizzare: la visione del Piano di Gestione del Centro Storico di Firenze Patrimonio dell'Umanità UNESCO
Carlo Francini
Comune di Firenze
Dal 2006 è operativa la legge 77 dedicata ai siti Italiani dichiarati dall’ UNESCO patrimonio dell’Umanità. Uno dei capisaldi della legge, recependo così le indicazioni normative internazionali, è l’obbligatorietà di un Piano di Gestione a presidio del valore eccezionale universale del sito.
Alla base del Piano di Gestione vi è la capacità di costruire reti e sinergie tra istituzioni per accrescere la conoscenza del patrimonio culturale e individuare azioni in grado di sostenerlo e valorizzarlo. La presa di coscienza che una città è soggetta a processi di trasformazione continui deve dar seguito alla precisa volontà di voler analizzare e monitorare questi processi. L’indagine e la conoscenza di ciò che è stata nel tempo la nostra città diventa allora un bagaglio indispensabile per affrontare il futuro di Firenze e del suo Centro Storico. La scelta di sostenere una serie di progetti, e di creare rapporti diretti con le istituzioni legate al patrimonio archeologico, è parte sostanziale di una visione strategica legata alla capacità di integrare storia e patrimonio culturale con la gestione di una città moderna, vivibile e sostenibile, per i cittadini e per i visitatori.
Ridefinizione degli spazi urbani nella Firenze tardoantica
Paolo Liverani
Università degli Studi di Firenze
Nella fase tardoantica (IV-VI sec.) la principale novità di Firenze da un punto di vista monumentale e urbanistico è la costruzione delle quattro basiliche paleocristiane – S. Lorenzo, la Basilica del Salvatore sotto l’attuale duomo – S. Cecilia e S. Felicita. Sono tutte allineate lungo l’asse costituito dal percorso che dalla Cassia, attraversa il ponte sull’Arno e la città seguendo il cardine massimo per proseguire a nord in direzione della Flaminia Minor, di Faenza e dell’Appennino. La scelta di costruire le basiliche in aree al margine della cinta repubblicana o nei sobborghi lungo l’asse appena descritto è coerente con quanto avviene in altre città dell’Italia centro-settentrionale dello stesso periodo e costituisce una scelta cosciente che concilia vincoli di carattere materiale ed economico con esigenze sociali e religiose. La gestione centralizzata della città romana - incarnata dall’area forense - si trasforma mediante una moltiplicazione dei poli e il loro decentramento. La lettura di questo slittamento topografico e istituzionale deve inoltre tenere conto da un lato delle dinamiche propriamente ecclesiali e delle fuznioni che vengono attribuite alle basiliche, dall’altro della progressiva delega ai vescovi di incombenze annonarie, amministrative e giurisdizionali che in precedenza erano specifiche dell’amministrazione civica.
Da Florentia a Fiorenza. Progetto di Musealizzazione dell’Area degli Scavi sotto Palazzo Vecchio, Firenze
Laura Longo
Comune di Firenze
Serena Pini
Comune di Firenze
Stefania Chipa
Università degli Studi di Firenze
Laura Fernández Rubio
Universidad de Castilla-La Mancha (UCLM), progetto Leonardo da Vinci
Heliodora Pérez Vera
Universidad de Castilla-La Mancha (UCLM), progetto Leonardo da Vinci
Belen Ruiz Pomar
Fundación Universidad Empresa Región de Murcia, progetto Leonardo da Vinci
Gianluigi Sanzi
Università degli Studi di Firenze
Gli scavi nei sotterranei della Terza Corte di Palazzo Vecchio, riguardano i resti del teatro romano di Florentia e della Fiorenza medievale. La complessità della stratificazione testimonia le vicende storiche a essa associate, dall’epoca classica fino al XII sec. d. C. e le grandi trasformazioni che hanno investito quest’area, destinata a diventare il centro della vita politica, sociale ed economica di Firenze. Queste successive trasformazioni hanno profondamente influito sulla topografia e sull’urbanistica antiche, di fatto modificando e riadattando strutture preesistenti e/o costruendone di nuove dando vita ad un palinsesto che copre un arco temporale molto vasto ma che vede l’area su cui insiste l’attuale Palazzo un esempio unico di continuità insediativa dall’epoca romana ai giorni nostri. Un tale spessore temporale che nella sua parte più antica copre circa 10 secoli, vede resti romani su cui sono cresciute successive fasi insediative fino alla costruzione degli edifici che affacciano sulla Terza Corte del Palazzo. Questa porzione del Palazzo è l’unica area di Firenze dove è possibile visitare in situ la successione di una tale estensione cronologica e insediativa. La necessaria valorizzazione con la destinazione a funzione museale del sito archeologico, e degli spazi adiacenti, è stata impostata al massimo rispetto delle vestigia del teatro romano, prevedendo un impatto museografico leggero, tutelando sia le evidenze archeologiche sia le strutture architettoniche. Accanto all’esposizione e ai supporti didascalici tradizionali, a basso impatto museografico per rispettare le realtà archeologiche evidenti, il progetto museologico prevede l’affiancamento della comunicazione digitale, consentita dall’alta connettibilità già in essere in città, che amplifica la potenzialità culturale dei musei civici che, per primi, svilupperanno un percorso integrato di conoscenza grazie ad un approccio museologico innovativo, il Cloud Museum. Il concetto che sottende l’idea di Cloud Museum consente di intercettare il cambio radicale nell’affrontare la comunicazione e il trasferimento delle conoscenze che la tecnologia rende disponibili. Questo innovativo approccio museologico permette di coordinare luoghi e idee (vista on demand, indoor/outdoor), persone e richieste informative (lettura comparata e realtà aumentata, maggiore empatia), reperti e loro conservazione/valorizzazione. L’inserimento della rete museale in un nuvola (cloud), in cui vi sia piena integrazione tra la realtà delle opere esposte, la loro collocazione in edifici storici o provenienza da contesti non più visibili, e la quantità di informazioni offerta al pubblico grazie alle tecnologie multimediali, rappresenta la conseguenza “intelligente” di un’offerta culturale unica al mondo.
Prima di Firenze: dalle origini all'età del Bronzo
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena
Gli Autori presentano un quadro di sintesi delle conoscenze sul più antico popolamento dell'area fiorentina. A fronte di occasionali e non approfondite informazioni sull'area urbana e periurbana, il circondario fiorentino ha restituito una ingente quantità di dati sulla presenza umana in età preistorica, dal Paleolitico all'età del Bronzo, documentata sia con scavi stratigrafici sia con raccolte di superficie. Nel territorio limitrofo al centro urbano le evidenze più antiche sono documentate nell'area lungo il corso dell'Arno e a sud-ovest di Firenze, mentre la preistoria più recente, anche a seguito di dilavamento dei versanti, è ben ricostruita soprattutto nella zona di Sesto Fiorentino. Cacciatori-raccoglitori del Paleolitico inferiore hanno lasciato tracce nel circondario di Scandicci e nel Valdarno, evidenze neandertaliane sono distribuite sui rilievi collinari di Impruneta, Scandicci sino a Montelupo Fiorentino, più rare le attestazioni del sapiens del Paleolitico superiore. A partire dal Neolitico l'area fiorentina vede un certo incremento demografico: le fertili zone umide a ridosso dell'Arno, la via fluviale di comunicazione verso il mare e verso il sud della Toscana, la possibilità di transiti verso il Nord attraverso i vicini passi appenninici vanno viste come occasioni e condizioni favorevoli per impianti insediativi ad economia agricolo-pastorale. Nella successiva età del Rame l'area fiorentina vede un ulteriore incremento della presenza umana, con aggregazioni notevoli che hanno portato anche alla formazione di villaggi di notevole ampiezza. Al passaggio Neolitico-Eneolitico si datano le prime esperienze locali di metallurgia, tra le più precoci in Italia. Sviluppo demografico e contatti e scambi con diverse aree europee (Midi francese, area Reno-Meno, Est europeo) connotano la fine della locale età del Rame, soprattutto in relazione alla diffusione del Vaso Campaniforme, e la prima età del Bronzo. Le fasi recenti dell'età dei Metalli vedono la zona di Firenze al centro di contatti con diverse aree della penisola, contatti che insistono lungo percorsi e vie di comunicazione già collaudati. Le ricerche, attualmente ancora in corso sia sul campo sia in laboratorio, hanno permesso di tracciare un quadro di sintesi articolato, relativo alle modalità insediative, alle produzioni, ai regimi economici, che apre la strada alle riflessioni sulla successiva età del Ferro nel territorio.
Strutture evidenti e paesaggi nascosti dell’area fiorentina nella Preistoria
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena
Giovanna Pizziolo
Università degli Studi di Siena
Lo studio del paesaggio preistorico che gli AA. presentano con questa comunicazione si inserisce nelle attività di ricerca che da circa trent'anni l'Università di Siena (oggi con il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali) e, più recentemente, l'Università di Firenze (oggi con il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo), di concerto con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, svolgono nel territorio di Sesto Fiorentino. In particolare fin dal 1982 l’area della piana sestese è stata oggetto di un’attenta attività di monitoraggio che ha portato alla scoperta di numerose testimonianze relative alle fasi del popolamento antico a partire dal Mesolitico.
Le indagini stratigrafiche hanno messo in luce strutture evidenti che rivelano attività insediative e produttive talvolta in continuità d’uso per lungo periodo. Si tratta di aree con una forte concentrazione di reperti, spesso localizzate all'interno di incisioni naturali di fondo canale, interpretate anche come possibili strutture coperte. Elementi accessori individuati sono le strutture di combustione, canalette per lo scorrimento delle acque, pavimentazioni drenate, fori di palo per l'impalcato aereo, pozzetti. Lo studio spaziale integrato tra reperti e strutture consente di far emergere modalità di uso e variabilità funzionale dello spazio insediativo.
Tuttavia l’approccio ricompositivo portato avanti attraverso la contestualizzazione in ambiente GIS delle singole aree di scavo ha permesso di ipotizzare la presenza di unità insediative ampie che sono state indagate anche mediante visualizzazioni tridimensionali. Ai dati emersi dalle indagini stratigrafiche sono state collegate le informazioni provenienti dalle indagini esplorative del sottosuolo (sondaggi archeologici e geognostici) che offrono, anche in assenza di informazione archeologica, preziosi dati utili alla ricostruzione delle trasformazioni del territorio e all’individuazione di morfologie naturali che possono aver esercitato un ruolo di attrazione nell’elaborazione delle strategie insediative della piana fiorentina durante la preistoria tra X e II millennio da oggi.
Gli AA. presentano le principali problematiche relative alla lettura del paesaggio preistorico e propone un approccio a fonti e scale integrate che elabori all’interno di un unico sistema i dati archeologici, le cartografie e le fotografie storiche così come le immagini da satellite, per individuare tracce del paesaggio preistorico nascosto. a
Il Museo di Preistoria e la tradizione fiorentina negli studi delle origini: bilanci e prospettive di valorizzazione
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze
Il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, fondato da Paolo Graziosi nel 1946, è una delle realtà archeologiche fiorentine più interessanti nel campo della formazione e della ricerca archeologica.
Ideato da Graziosi, insieme all'allora sindaco Pieraccini e ad autorevoli studiosi fiorentini, come luogo dove conservare le collezioni preistoriche giacenti a Firenze, la sua fisionomia si è trasformata nel tempo. Da luogo aperto solo agli studiosi, negli anni '70 divenne un percorso espositivo accessibile anche al pubblico e tale è rimasto sino ai primi anni '90 quando la prospettiva delle funzioni pubbliche del Museo venne trasformata a favore di un profilo maggiormente adeguato ai tempi e alle mutate esigenze di informazione. Un forte incremento venne dato alla didattica per le scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso laboratori teorico-pratici, impostando un'attività che ancora oggi connota l'Ente su scala provinciale.
Ad oggi il Museo è inserito nella rete regionale dei Museo archeologici (e non solo archeologici) e in diverse occasioni ha promosso oppure è stato capofila in iniziative culturali su scala territoriale o regionale, di concerto con il Comune di Firenze e con la Regione Toscana.
Il settore della ricerca vede oggi il Museo come un protagonista attivo in campo nazionale e internazionale per l'archeologia preistorica, come titolare o collaboratore a scavi in Italia e all'estero (Eritrea e Sudan). Ricerca sul campo ma anche in sede: i suoi laboratori, primo fra tutti quello di Artcheometria e Diagnostica, svolgono una continua ricerca nel campo delle produzioni litiche, ceramiche e metalliche, dell'archeozoologia, dell'antropologia, dell'archeologia forense, dell'archeoinformatica. Una continua attività editoriale (il Museo possiede due testate) si affianca alla ricerca.
Nel campo dell'alta formazione in archeologia preistorica il Museo, in collaborazione con Università, finanzia assegni di ricerca.
Centro servizi, quindi, centro di formazione dalla Scuola per l'infanzia sino ai percorsi postlaurea, il Museo mantiene come carattere primario quello di centro espositivo di collezioni italiane, europee, africane e asiatiche. Ciò lo rende una struttura unica, in questo momento in Toscana, e una delle pochissime in Italia a non possedere solo un carattere strettamente territoriale e localistico. Le collezioni paleolitiche africane sono le più numerose ed importanti, per variabilità geografica e cronologica, oggi in Italia, uniche nel repertorio museale nazionale. Tali collezioni sono state e sono oggetto di studio da parte di ricercatori italiani ed esteri.
La prospettiva di una nuova sede, legata allo sviluppo del progetto Grandi Oblate, offre oggi l'occasione per un rilancio del Museo in una nuova veste, anche in base alle nuove esigenze museografiche.
L’influenza del contesto geomorfologico nello sviluppo urbano della città di Firenze
Pasquino Pallecchi.
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
L’ubicazione degli antichi insediamenti doveva rispondere a precisi caratteri geomorfologici tra questi la vicinanza dei corsi d’acqua, la stabilità dei terreni, la presenza di superfici sufficientemente piane per la realizzazione del nucleo abitativo, un sufficiente drenaggio. L’eventuale sviluppo urbano dell’insediamento di norma comportava invece modifiche antropiche che non tenevano sufficientemente conto del contesto geomorfologico originario andando incontro a difficoltà impreviste in occasione di importanti criticità ambientali.
Lo sviluppo urbano della città di Firenze è un esempio di insediamento che si sviluppa in una piana alluvionale inizialmente caratterizzata dalla presenza di un alveo fluviale ampio e da zone marginali caratterizzate da scarso drenaggio dove, nei momenti di maggior piovosità, si formavano vere e proprie aree palustri. In un tale contesto il primo insediamento si limita ad occupare una modesta superficie pianeggiante leggermente rialzata, rispetto alla piana circostante, ancora oggi individuabile in una area compresa tra Piazza della Signoria e Piazza della Repubblica. L’area era così delimitata a sud dall’alveo dell’Arno, ad Est da un braccio del torrente Mugnone e ad ovest da una leggera depressione forse un antico alveo.
L’espansione della città romana comporta la necessità di un ampliamento dell’area urbana con conseguenti modifiche dell’assetto idraulico necessarie anche ad alimentare le numerose attività artigianali esistenti appena fuori dalle mura urbane. In questo periodo ai limiti della città sono attivi due canali riconducibili, allo stato attuale delle conoscenze, a due rami del torrente Mugnone: uno di questi dalla zona di S. Marco andava a delimitare la citta ad Est, l’altro, partendo dal ramo principale, andava a delimitare la città a Nord-Ovest. Di questi due rami il primo viene presto compreso entro le mura e abbandonato andando a formare il fosso dello Scheraggio, il secondo viene portato al limite esterno delle mura e successivamente spostato insieme a queste ultime. Il nuovo sviluppo urbano che interessa Firenze a partire dal X sec., oltre allo spostamento degli affluenti dell’Arno, porta anche al restringimento dell’alveo principale nel tratto urbano. Inizia così una serie di eventi alluvionali che interessano la città identificabili negli spessi depositi siltosi che si trovano al di sopra dei livelli romani e che sono responsabili, insieme agli strati di rovine della città, di un importante rialzamento della quota del suolo cittadino che si può stimare intorno ai 3m.
Dallo studio dei processi di formazione dei depositi alluvionali compresi in questo rialzamento di quota è possibile ottenere importanti informazioni sull’interazione uomo-ambiente e su come questa ha influenzato lo sviluppo urbano della città.
Potenziale di valorizzazione dell’archeologia preistorica dell’area fiorentina
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena
L'area fiorentina al di fuori del centro urbano è stata oggetto di indagini sin dai primi decenni del secolo scorso. Ricerche di superficie lungo i terrazzi fluviali dell'Arno e dei suoi affluenti, ricognizioni nel Mugello e nei due tratti del Valdarno, anche in occasione di ricerche geologiche (soprattutto nell'area di Montelupo Fiorentino-Empoli e di Montevarchi-San Giovanni Valdarno), alcuni scavi stratigrafici a partire dagli anni '970 sino ad oggi hanno portato all'acquisizione di una serie di evidenze localizzate su tutto il territorio fiorentino, con alcune zone, tuttavia, privilegiate dalla storia e dalle estemporanee occasioni della ricerca.
Un incremento notevole delle conoscenze e anche della qualità delle informazioni è connesso al cosiddetto "Progetto Sesto Fiorentino", legato alle indagini che l'Università di Siena e la locale Soprintendenza per i Beni archeologici avviarono occasionalmente nel 1982, alle quali seguì una inaspettata ma quanto mai opportuna regolarizzazione delle indagini che presero avvio in stretta relazione con l'espansione edilizia nella piana fiorentina, a Nord-Ovest del capoluogo.
Trent'anni di ricerche in questa zona a ridosso di Firenze, che hanno visto più recentemente la partecipazione anche dell'Università di Firenze e del Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, ricerche quasi sempre con carattere di urgenza, ma in ogni caso garantite nella loro qualità da una metodologia rigorosa adattata alle singole situazioni e progettazioni edilizie.
Un primo bilancio di questa fase di monitoraggio e di intervento sul territorio, avente come obiettivi sia la tutela sia la ricerca, evidenza senza dubbio un momento pionieristico dell'archeologia preventiva e della cosiddetta archeologia pubblica in area fiorentina.
Il territorio che oggi rientra nell'ambito amministrativo di Sesto Fiorentino, indagato in modo pluridisciplinare e con continuità, consente oggi di proporre un sistema interpretativo che può adattarsi in qualche misura al centro urbano di Firenze, laddove non è più possibile avere spaccati sedimentari e storico-archeologici di un certo respiro per quanto riguarda la preistoria.
In questo lungo periodo di studi e ricerche, sia sul campo sia in sede, il criterio principe che ha ispirato gli enti preposti alla tutela e alla ricerca è stato quello di coniugare la conoscenza storico-archeologica e la tutela del patrimonio messo in luce con le richieste dello sviluppo economico, parametri spesso in precario equilibrio ma non inconciliabili se si tiene conto che il territorio non è solo un contenitore di memorie, ma un bene che conserva le tracce dell'intervento umano e che, attraverso le scienze della memoria, può fornire criteri e modelli per un adeguato utilizzo delle risorse.
In questi trent'anni la Soprintendenza per i BBAA della Toscana, rappresentata nel tempo da funzionari fortemente impegnati, e l'Università di Siena, che ha garantito una continuità operativa e metodologica, si sono adoperati non solo ai fini della sensibilizzazione dell'opinione pubblica, ma hanno avviato azioni che hanno cercato di conservare sul territorio tracce degli interventi archeologici, a testimonianza di uno spaccato importante di quanto è avvenuto nel territorio tra X e II millennio da oggi. Non possiamo non apprezzare alcuni risultati che indicano quanto la comunità sia apparsa interessata alla conservazione della propria memoria storica, mantenendo e rendendo accessibili strutture e impianti conservati all'interno degli edifici. Nel sottolineare e nell'indicare le notevoli potenzialità dell'archeologia preistorica locale, va rimarcato tuttavia che manca al momento una pianificazione di una struttura espositiva permanente locale, un museo del territorio che, partendo dall'ingente patrimonio preistorico, unico in rapporto alla estensione dell'area, e associando ad esso quanto concerne epoche e culture successive, crei un punto di riferimento culturale, informativo e formativo e un'occasione di coscienza civica.
Non dimenticare Florentia
Elena Sorge
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Il contributo presenta le fasi iniziali di complesso lavoro di riordino, finalizzato alla pubblicazione, del vasto materiale conservato presso l’archivio storico della Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana relativo agli scavi del centro storico di Firenze dal 1880 sino alla prima metà del XIX secolo. La collazione delle numerose fonti archivistiche, documentazione fotografica, relazioni di scavo, rapporti settimanali, rilievi di Corinto Corinti, vecchi inventari, consentirà in un futuro di puntualizzare molti aspetti sinora poco chiari degli scavi, in molti casi strettamente connessi agli interventi di scavo ancora n corso.
S. Maria Maggiore: archeologia leggera di un landmark della Firenze pre-comunale
Michele Nucciotti
Università degli Studi di Firenze
Laura Torsellini
Università degli Studi di Firenze
La chiesa venne costruita alla fine del XI secolo d.c. con tetto a capanna, a fianco di una torre pre-esistente. Di questa prima chiesa rimangono tracce a sinistra del portale, in facciata, nella cripta della chiesa attuale e nel fianco sinistro, ancora illuminato da piccole monofore in laterizio. Nel XIII secolo d.C., nell’ambito della nuova progettazione urbanistica della Firenze comunale, venne ristrutturata dai Cistercensi in forme gotiche, decentrando il portale e comprendendo la torre campanaria nelle forma architettoniche della chiesa.
Lo studio archeologico di questa costruzione potrebbe quindi gettare luce sulle scelte di definizione urbanistica della piena età comunale e contribuire alla definizione di un primo dataset/atlante delle tipologie edilizie e le tecniche costruttive che caratterizzavano la città a cavallo tra XII e XIII secolo. Questo strumento potrà poi essere utilizzato per approfondire lo studio dei rapporti tra poteri concorrenti (vescovile e comunale, aristocratico e “popolare” ecc...) e la loro rappresentazione materiale.
Archeologia urbana a Firenze: Piazza Signoria 1982-1989
Monica Salvini
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Nel decennio compreso tra il 1982 e il 1989 si colloca il più importante intervento, per dimensione e approfondimento dell’indagine, dell’archeologia urbana fiorentina: lo scavo sistematico di Piazza della Signoria.
Esso si pone tra le prime e più significative esperienze di archeologia urbana in Italia.
Un grande cantiere archeologico nel centro più centro di Firenze negli anni ’80 fu davvero un’“impresa”, un esperimento concreto di archeologia urbana che coinvolse tutti quegli aspetti di quella che si definisce oggi “archeologia pubblica”.
Motivazioni di natura amministrativa, economica, politica e personale impedirono nell’immediato la pubblicazione dei risultati dello scavo; oggi, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, insieme agli Archeologi che condussero lo scavo sul campo sotto la Direzione dei lavori di Giuliano de Marinis della stessa Soprintendenza, si è posta nell’ottica di affrontare l’attesa edizione dei dati di scavo e di procedere allo studio dei materiali, collocandoli nel più ampio quadro della topografia storica città.
La condivisione dei dati
Emiliano Scampoli
Archeologo – Ricercatore Indipendente
Una delle problematiche principali dell'archeologia consiste nel come rendere i dati della ricerca fruibili e condivisi. Per fare questo esistono oggi numerosi strumenti utili. L'intervento intende mostrare alcuni di questi strumenti realizzati o in corso di realizzazione per l'archeologia urbana a Firenze.
Produrre per Florentia
Elizabeth Jane Shepherd
Responsabile dell'Aerofototeca Nazionale, ICCD
L'intervento verterà sull'indagine dell'area di fornaci del Vingone (Scandicci, FI), condotta dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana e diretta da Giuliano De Marinis nell'inverno 1980-1981, e sul suo collegamento con l'impianto della colonia di Florentia e della sua centuriazione
Torri e campane: archeologia dello spazio urbano nella Firenze medievale
Laura Torsellini
Università degli Studi di Firenze
Chiara Marcotulli
Università degli Studi di Firenze
Dopo l'uscita di alcune pubblicazioni dedicate alla Firenze archeologica (Cantini, Francovich, Cianferoni, Scampoli 2007; Pagni 2010 ; Scampoli 2010) rimane ancora da approfondire lo studio specificamente archeologico dei suoi monumenti medievali ancora esistenti.
La Cattedra di Archeologia Medievale dell'Università di Firenze si è proposta di avviare, dal 2010, il primo progetto archeologico sull’edilizia medievale di Firenze, con una catalogazione estensiva affiancata ad un'analisi intensiva mirata di due ambiti fondamentali della Firenze archeologico-monumentale: le torri e le chiese minori, che definiscono gli spazi cittadini e attorno alle quali si organizza la città medievale.
Nel centro storico della città, patrimonio U.N.E.S.C.O., il progetto ha scelto come termine cronologico ante quem la grande ricostruzione di metà Duecento e si prefigge di utilizzare per il censimento dell'esistente le metodologie proprie dell'archeologia leggera con un sistema di schedatura elaborato appositamente per gli ambiti urbani e volto ad un riconoscimento quantitativo e qualitativo degli edifici che conservano murature medievali (Progetto Atlante dell'Edilizia Medievale, Nucciotti 2009). Tali edifici sono anche oggetto di analisi di stratigrafia degli elevati, con lo scopo di approntare un primo studio sulle tipologie edilizie e le tecniche costruttive di questi importanti landmarks territoriali.
Bibliografia
Cantini F., Cianferoni C., Francovich R., Scampoli E. (a cura di) 2007, Firenze prima degli Uffizi. Lo scavo di via de’ Castellani. Contributi per un’archeologia urbana fra tardo antico ed età moderna, Firenze.
Nucciotti M. (a cura di) 2009, Atlante dell’Edilizia Medievale: Inventario (I.1). I centri storici: Comunità montane dell’Amiata grossetano e delle Colline del Fiora, Arcidosso (Gr), Effigi, http://retimedievali.it/
Pagni (a cura di) 2010, Atlante archeologico di Firenze: indagine storico-archeologica dalla preistoria all'alto Medioevo, Polistampa, Firenze.
Scampoli E. 2010, Firenze, archeologia di una città (secoli I a.C. – XIII d.C.), «Strumenti per la didattica e la ricerca», Firenze University Press, Firenze.
La viabilità attorno a Firenze
Giovanni Uggeri
Sapienza Università di Roma
Già in età etrusca è documentata la vitalità del nodo viario della conca di Firenze, incrocio tra due importanti direttrici: quella E-W lungo l’Arno e quella N-S transappenninica.
Nel 187 a.C. il console Flaminio costruiva una seconda via Flaminia da Bologna ad Arezzo toccando Fiesole. Poco dopo la via Cassia veniva prolungata per Fiesole, Pistoia e Lucca forse dal console del 171. La via Quinctia da Fiesole a Pisa sembra da riferire a Quinzio Flaminino console nel 150. Repubblicana è anche la via Volterrana.
La fondazione di Firenze sul passo d’Arno implicò il suo collegamento immediato a Fiesole e alla rete viaria preesistente. Al periodo augusteo sembrano rimandare la via Faentina e la via Senese, che oltre a collegare Firenze a Siena rappresentava un’alternativa per Roma. In età imperiale una variante della via per Bononia veniva fatta partire anch’essa da Firenze. Infine Adriano fa costruire la variante della Cassia da Chiusi a Firenze, evitando Arezzo. Firenze diventava così il principale nodo viario della Tuscia tra Roma e la Cisalpina, tra l’Adriatico e il Tirreno.
Archeologia dell’architettura a Firenze. La prima stagione (1986-1999) tra restauro e storia della città
Andrea Vanni Desideri
Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, Università degli Studi di Firenze
L’applicazione del metodo archeologico alle stratificazioni degli elevati condotte in area fiorentina a partire dagli anni ’80 del secolo scorso da parte della Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Firenze, dopo le esperienze liguri e senesi, hanno mostrato sin da subito la loro produttività nel corso di prevalenti occasioni di cantieri di restauro. Iniziate in ambito periurbano tra il 1985 e il 1997 (Gigante Appennino di Villa Demidoff, San Lorenzo a Signa ecc.), le indagini si sono poi estese al centro di Firenze in occasione e su istanza dei cantieri di restauro della chiesa dei SS. Michele e Gaetano (1998), di Palazzo Davanzati (1999) e di un tratto delle mura urbane di Verzaia (1999).
L’autore propone un resoconto di alcune letture archeologiche di questa prima stagione fiorentina di ricerche archeologiche non distruttive, condotte in occasione di cantieri di restauro architettonico, esemplificandone i risultati, sia in quanto contributi per la conoscenza dei complessi architettonici che come documenti insostituibili per la storia della città.
Le indagini nella chiesa di SS. Michele e Gaetano permettono di osservare, attraverso i documenti archeologici, le procedure operative e l’organizzazione di un grande cantiere edilizio: dal ruolo, l’estensione e la pianificazione delle pratiche di recupero, alle modalità di riutilizzo dei materiali, alle forniture di materiali e la gerarchizzazione del lavoro. A Palazzo Davanzati, oltre ad alcuni aspetti dell’edificio medievale e rinascimentale, sono stati documentati, per la prima volta con metodo archeologico, gli esiti della cultura del restauro degli inizi del XX secolo, nelle operazioni condotte da Elia Volpi nel tentativo di restituire all’edificio il suo carattere ‘originario’, mentre contemporaneamente, proprio di fronte al palazzo, venivano perpetrati gli ultimi abbattimenti del centro di Firenze.
La città medievale
Guido Vannini
Università degli Studi di Firenze
Il panorama archeologico relativo all’area urbana fiorentina si trova in una situazione peculiare e paradossale. L’archeologia, a partire dagli anni di Firenze capitale, attraverso stagioni culturali e condizioni ambientali diverse, spesso intrecciate fra loro, ha saputo contribuire più volte alla stessa storia topografica della città medievale con una messe di dati a volte imponenti e spesso significative, ma producendo poche o parziali sintesi o almeno modelli di interpretazione propri di un’autentica ‘archeologia urbana’ (che non è riducibile ad ‘archeologia in città’).
E’ notevole come tali contributi, a volte straordinari, si siano avuti anche quando l’archeologia del medioevo non era normalmente praticata. In altri termini, lo spessore della vicenda medievale di Firenze ha saputo condizionare la ricerca o almeno la registrazione e conservazione, magari con approccio positivista, delle tracce materiali della vita materiale del tessuto stesso della città. Così, un elemento determinante, in una prospettiva di riletture e riconsiderazione di quanto le diverse stagioni di ricerca - assai diverse fra loro per retroterra culturale, intenti scientifici e specificità di priorità e punti di vista adottati – che hanno interessato l’area urbana fiorentina nell’ultimo secolo e mezzo hanno prodotto in termini di documentazioni archeologiche, sarà la loro contestualizzazione critica, prima di avventurarsi nella costruzione di modelli interpretativi in qualche modo di sintesi.
Un quadro organico della topografia archeologica di Firenze medievale, pur disponendo di ampie e stratificate documentazioni materiali e di nodi interpretativi relativi a specifiche situazioni storiche più volte riproposti (e puntualmente rimessi in discussione), deve così sostanzialmente ancora essere proposto. Nuclei problematici e serie documentarie – seppure solo occasionalmete rese utilizzabili da edizioni adeguate, per le ragioni più diverse – che attraversano pressoché ogni epoca della storia urbana di quella che è una delle ‘capitali’ più rilevanti dell’Europa medievale.
Temi classici, come la crisi della città antica, le modalità di costituzione del tessuto della città delle prime fasi di cristianizzazione, i sistemi di difesa allestiti, dopo la perdita – già nel tessuto della città romana della prima età imperiale in espansione – delle mura della prima cerchia, nel primo altomedioevo (ostrogoto-bizantino e longobardo) e le profonde ripercussioni sul tessuto insediativo, ricevono contributi specifici le cui potenzialità sono tuttora da definire. Così, la stagione fondante della nuova Florentia carolingia pure confermata storicamente - oltre che da una corale tradizione riportata da tutta la cronachistica cittadina come memoria di una identità condivisa - appare ancora aperta a contributi archeologici risolutivi. Anche la successiva stagione di espansione - prima progressiva ed appoggiata ad una corona di istituzioni ecclesiastiche presenti praticamente a ridosso di tutte le principali direttrici viarie che partivano dalle porte della ‘cerchia antica’; quindi tumultuosa a partire già dal primo sec. XI, con la formazione dei ‘borghi’, caratteristici dell’espansione urbana di Firenze, fino alla ridefinizione della comunità, oltre che del tessuto urbano, rappresentata dalla prima cerchia comunale – dispone di un patrimonio archeologico che, da interrato, si estende in una serie di elevati che conservano una capacità documentaria – se adeguatamente ‘interrogati’ con gli strumenti dell’archeologia ‘leggera’, di rapportarsi anche stratigraficamente alle diverse fasi di formazione dei differenti poli cittadini della città bassomedievale e non solo.
La città carolingia e le difese urbane altomedievali
Guido Vannini
Università degli Studi di Firenze
Emiliano Scampoli
Archeologo
Il contributo intende proporre, eminentemente sul piano metodologico, una chiave di lettura archeologica per esemplificare il tipo di contributo che l’archeologia può offrire ad una storia della città, non solo topografica. Il tema scelto, fra i molti possibili, consiste nella proposizione dei sistemi difensivi urbani osservati nel lungo periodo per interpretare assetti topografici ed aspetti civili della Firenze altomedievale; un tema ed un periodo ove, non diremmo per caso, si intrecciano tesi, ipotesi, interpretazioni di archeologi e storici della città almeno da un secolo.
Quali erano le difese urbane prima della cinta di epoca comunale di tardo XII secolo, quando si risolvono gli ultimi esiti di un ciclo che vede la città ridisegnare così il proprio ruolo, parallelamente alla sua immagine? Quali sono state le precedenti forme della città nel corso dell'altomedioevo, che i diversi equilibri e le corrispondenti strutture hanno reso percepibili in primo luogo agli stessi abitanti, prima che agli archeologi che ne inseguiranno le labili tracce? Sono mai esistite, organicamente, mura bizantine, carolinge, ‘matildiche’? Come si pone la ‘cerchia antica’ dantesca – un autentico spartiacque nello stesso processo identitario della comunità fiorentina nei secoli ‘di mezzo’ del Medioevo - in rapporto all’antico circuito romano?
Muovendo da quell’autentico ‘mito di (ri)fondazione’ che fu la città carolingia per tutte le future generazioni di fiorentini, la 'stratigrafia delle interpretazioni' può essere analizzata alla luce dei dati archeologici e documentari disponibili; lo scopo non sarà tanto di avanzare interpretazioni di sintesi, anche se parziali, ma soprattutto di indicare ‘cornici problematiche’ entro le quali fare dialogare gli apporti materiali e contestuali che la fonte archeologica può e potrebbe portare in una possibile progettualità complessiva per attingere una ‘storia archeologica’ integrata della città medievale ‘scomparsa’.
P O S T E R A B S T R A C T S
Vie di comunicazione e scambi in area fiorentina tra Bronzo Finale e prima Età del Ferro. Ipotesi sulla base della produzione metallurgica
Alberto Agresti
Università degli Studi di Firenze, Scuola di Specializzazione in Beni archeologici
Stefania Poesini
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali
Marco Zannoni
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali
Il contributo si propone di illustrare alcuni tipi metallici ritrovati in contesti dell’età del Bronzo finale e della prima età del Ferro in area fiorentina (scavi L. Sarti) che, insieme agli indicatori ceramici, evidenziano una realtà vivace e complessa in cui il territorio assume un ruolo di cerniera tra ambiti culturalmente distinti. L'area in discorso appare bene inserita nella fitta rete di traffici e scambi che collegava l’area padana a quella mineraria toscana, ai grandi centri medio-tirrenici e della Val Tiberina. La produzione metallurgica presentata, che proviene da contesti abitativi ancora inediti, consente di formulare ipotesi sull’approvvigionamento della materia prima e sulla circolazione dei manufatti. Lo studio si inserisce in un filone di ricerca del gruppo di ricerca dell'Università di Siena che prevede analisi pluridisciplinari, comprese quelle isotopiche, sui manufatti metallici presenti nel territorio, a partire dalle più antiche produzioni in rame.
Borgo del Pignone. Un approdo fluviale d’età leopoldina
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Paolo Lelli
Cooperativa Archeologia, Firenze
Valeria Montanarini
Cooperativa Archeologia, Firenze
Nell’ambito dei lavori relativi allo spostamento della viabilità nell’area di piazza Paolo Uccello, in seguito alla realizzazione del ponte sull’Arno della linea tranviaria 1, sono emerse le strutture relative ad un approdo fluviale situato in sponda sinistra del fiume all’altezza del borgo del Pignone, a valle del Ponte alla Vittoria. La presenza di un attracco fuori dalle mura è attestata fin dal medioevo, ma non ne è mai stata individuata con esattezza l’ubicazione. Verosimilmente con l’espansione della città nel corso dei secoli l’attracco è stato più volte spostato a valle. Le strutture affiorate, una banchina con quattro scivoli e alcuni ancoraggi in ferro per l’ormeggio delle imbarcazioni (i navicelli) e un lungo muro di contenimento perimetrale, furono schematicamente rilevate nel corso della prima metà del XX secolo prima del loro definitivo interramento. Se la cronologia di costruzione di queste strutture appare ad oggi ancora imprecisa (il manufatto rinvenuto è posteriore alla realizzazione, nel 1837, del ponte Sospeso di San Leopoldo ed è riprodotto in pittura Giovanni Signorini che muore intorno al 1860), ancor più lungo risulta il periodo di decadimento che ha inizio nella seconda metà dell’Ottocento a seguito della realizzazione della linea ferroviaria Livorno-Firenze. Nonostante l’impianto in prossimità del porto della Fonderia del Ferro, che si approvvigiona di materie prime per via fluviale, la maggiore competitività della ferrovia, legata ai minori tempi di percorrenza, determina la progressiva crisi del trasporto sul fiume. Il porto cade in abbandono fino al definitivo oblio con l’interramento a metà del XX secolo.
Via Brunelleschi. Inquadramento archeologico e antropologico
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Elsa Pacciani
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Giovanni Roncaglia
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Maddalena Vacca
Cooperativa Archeologia, Firenze
Beatriz García Cossío
Programma Europeo Leonardo da Vinci, tirocinio internazionale
Filiberto Chilleri
Collaboratore esterno Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Lo scavo per la posa in opera di cassonetti interrati eseguito a Firenze in via Brunelleschi nell’estate del 2012, ha interessato un’area limitata (12 x 4 m) ma assume un rilevante significato, quale tassello alla conoscenza dell’assetto urbano della città in età imperiale, tardo antico e altomedievale. Relativo all’età imperiale è ascrivibile il rinvenimento, a circa 3m di profondità, di una piccolo tratto della viabilità di Florentia. Il battuto stradale (orientato N-S, e dunque identificabile come uno dei cardina dell’impianto viario urbano), in lastre di pietra forte allettate su un rudus di pietrame e conglomerato, è corredato da un breve segmento di crepidine e porzioni di canalette, certamente pertinenti allo smaltimento delle acque provenienti dagli edifici limitrofi. Rari i materiali ceramici rinvenuti, tra cui un’ansa di lucerna a volute, configurata ad anello con presa plastica triangolare, decorata con un motivo floreale (palmetta centrale e due giragli), databile al I secolo d.C. Alla fase tardo imperiale sono invece assegnabili alcuni residui di canalette in pietra e in tubuli fittili, chiaro segno che, anche in momenti di crisi politica ed economica, una certa cura era ancora dedicata alle infrastrutture pubbliche. Il periodo tardo antico-alto medievale è rappresentato da cinque sepolture a inumazione, di cui quattro contenenti lo scheletro ben conservato di adulti, due di sesso maschile e due di sesso femminile, ed una vuota. Lo studio tafonomico delle giaciture e l’analisi antropologica e paleopatologica dei resti contribuisce a delineare il quadro interpretativo del sito e più in generale delle condizioni di vita della popolazione. I corpi sono stati deposti in fosse a cassa litica, realizzate con blocchi sommariamente sbozzati e materiali di reimpiego. La destinazione ad uso sepolcrale di questa zona in età tardo antica – alto medievale, conseguente al parziale abbandono e spopolamento della città romana, è attestato da altri rinvenimenti analoghi in passato; le strutture rinvenute trovano riscontro negli scavi ottocenteschi di piazza San Giovanni, di cui resta una documentazione fotografica e una descrizione di tombe dello stesso tipo, cosiddette barbariche, ascrivibili al VI – VII secolo d.C. I dati archeologici acquisiti testimoniano di un periodo in cui l’organizzazione della città romana è entrata in una fase di decadenza e alcune parti di essa vengono progressivamente abbandonate.
Via Nenni - via Arcipressi. Insediamento d'età ellenistica
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana
Laura Pellegrineschi
Cooperativa Archeologia, Firenze
Durante i lavori di scavo per la realizzazione della sottostazione elettrica della linea 1 della Tramvia posta all’angolo tra viale Nenni e via Arcipressi, e in seguito alla segnalazione del Gruppo Archeologico di Scandicci, sono stati riportati alla luce i resti di un edificio rurale di età ellenistica (III- II secolo a.C.). Le vicende insediative del sito, impostatesi su un terreno non pianeggiante con presenza di antichi alvei e letti di torrenti, ritraggono le prime tracce di frequentazione in alcuni crolli di strutture murarie, seguiti da una fase con buche di palo e fosse di scarico o drenaggio, inquadrabili cronologicamente agli inizi III secolo a.C. Alla fine del III-inizi II secolo a.C. è riferibile la prima definizione dell’edificio, con ambienti regolari orientati nord/sud-est/ovest alternati ad aree porticate con pilastri realizzati con conci di arenaria e alberese regolarmente sbozzati. Durante le fasi di vita di questo insediamento vengono realizzati muri divisori, tramezzi, tamponamenti di aperture. Nel corso del II secolo a.C. avviene invece un intervento radicale, con la realizzazione di nuovi ambienti che in parte ridisegnano la planimetria delle precedenti strutture, in parte le accorpano. La tecnica edilizia è molto diversa e prevede uno zoccolo di muratura in ciottoli, pietrisco e frammenti di tegole e coppi, il cui alzato doveva essere realizzato in mattoni crudi. I piani pavimentali erano costituiti da semplici battuti in terra, in qualche caso da cocciopesto e in un caso da un piano realizzato con frammenti di tegole giustapposte. Il crollo dell’edificio si presenta in buono stato di conservazione, con numerosi elementi in situ, tanto da far ipotizzare un crollo abbastanza repentino e non dovuto ad un lungo abbandono . L’abbandono dell’edificio e del sito avviene nel corso del I sec. d.C. durante il quale l’area si interra e si verifica un dissesto nella parte sud che porta alla formazione di un consistente strato di crollo.
L’Iseo fiorentino
Carlotta Bigagli
B&P Archeologia - Archeologia e Beni Culturali, Prato
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Alessandro Palchetti
B&P Archeologia - Archeologia e Beni Culturali, Prato
Giovanni Roncaglia
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Il culto della dea Iside, di origine orientale egiziana, ebbe notevole diffusione nei territori dell’impero romano ed a Roma stessa. Protettrice dei marinai e dei naviganti fu proprio il mare a diffondere il suo culto in tutto il Mediterraneo. Quando arrivò a Roma tramite i marinai ellenici e gli emigranti egiziani, divenne largamente popolare tra le donne e le classi più umili, inclusi gli schiavi, diffondendosi poi tra tutti gli strati sociali della popolazione. Inizialmente avversato dal Senato per timore che un culto con aspirazioni universalistiche potesse danneggiare la devozione verso le divinità romane, ebbe col tempo enorme diffusione ed il favore anche delle classi sociali più elevate e di alcuni imperatori. Nelle città sorsero gli edifici destinati alla pratica del culto e anche a Florentia fu eretto, in suo onore, un tempio. Le tracce della sua presenza sono affiorate a più riprese, nel corso degli ultimi secoli, nell’area dell’attuale Complesso di San Firenze, tra la piazza ed il Borgo dei Greci. Benché l'esatta ubicazione del tempio resti tuttora sconosciuta, così come le sue dimensioni, il recupero di arredi e suppellettili non lascia dubbi sulla sua esistenza. Tra ottobre e dicembre 2008 gli archivi del Tribunale che affacciano su Borgo dei Greci sono stati sottoposti ad indagine archeologica in occasione di lavori di adeguamento funzionale dell’edificio promossi dal Comune di Firenze. Gli strati più profondi del saggio di scavo hanno restituito grandi quantità di elementi architettonici di età romana, in stato frammentario, provenienti dalla spoliazione di strutture abitative vicine e anche da quelle del tempio di Iside.
La necropoli extramoenia di Sant’Apollonia
Carlotta Bigagli
B&P Archeologia - Archeologia e Beni Culturali, Prato
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Donatella Croci
Collaboratore Laboratorio di Archeoantropologia della SBAT
Sylvia Di Marco
Collaboratore Laboratorio di Archeoantropologia della SBAT
Elsa Pacciani
Laboratorio di Archeoantropologia della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Alessandro Palchetti
B&P Archeologia - Archeologia e Beni Culturali, Prato
Giovanni Roncaglia
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Negli anni 2001 e 2004, nell’ambito dei lavori di ristrutturazione e recupero del complesso monumentale di Sant’Apollonia, sono stati condotti due consistenti interventi di scavo, il primo in alcuni dei locali scantinati lungo la via San Gallo, il secondo all’interno della ex chiesa conventuale, in particolare nelle zone dell’atrio colonnato e dell’unica navata. Le indagini archeologiche hanno messo in luce i resti di più fasi antropiche, legate sia a fasi di sviluppo del complesso monastico, sia a più antiche forme di insediamento e di uso dell’area. Durante gli interventi sono state rinvenute 37 sepolture di varia tipologia: si tratta di inumazione di individui sia adulti che bambini, in quest’ultimo caso quasi esclusivamente del tipo in anfora, a disposizione caotica senza orientamento preferenziale e privi di elementi di corredo. Gli unici dati di riferimento cronologico sono forniti dalla tipologia delle anfore, tutte africane, che rimandano al III-IV secolo d.C. Tutte le sepolture fanno parte di un’unica vasta necropoli extramoenia, ubicata lungo la direttrice nord che in epoca romana convogliava il transito in entrata ed uscita dalla città.
La cerchia muraria di XII-XIII secolo
Carlotta Bigagli
B&P Archeologia Archeologia e Beni Culturali, Prato
Giuseppina Carlotta CianferoniSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Sara LottiCooperativa Archeologia, Firenze
B&P Archeologia Archeologia e Beni Culturali, Prato
Laura Pellegrineschi
Cooperativa Archeologia, Firenze
Giovanni RoncagliaSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
In occasione della realizzazione di due isole ecologiche interrate in Piazza del Carmine, l'attività degli archeologi sotto la Direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha consentito di individuare ben 14,00 m della quinta cinta muraria di Firenze. Nel corso dei burrascosi eventi politici del XIII sec., che videro fronteggiarsi a Firenze e in tutta la Toscana le avverse fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, i fiorentini decisero di fortificare questa parte della città erigendo nuove strutture di protezione. Nel 1258, utilizzando “le pietre de’ palagi e torri distrutte e sbassate delle famiglie ghibelline esiliate si feciono le mura da San Giorgio oltrarno, a defensione della città, le quali fece fare il popolo di Firenze, in quei tempi, per la guerra di Siena” (G. Villani, Nuova Cronica). Il rinvenimento della fortificazione fornisce un riscontro oggettivo alle fonti storiche e permette di determinare con certezza il tracciato delle mura in quest’area. L’Amministrazione Comunale di Firenze, conscia dell’importanza di questo dato archeologico, ha lasciato traccia dell’allineamento della cinta muraria sul basolato stradale attuale e collocato nelle immediate vicinanze, un pannello didattico che descrive l’importanza del rinvenimento. Nell’area compresa fra via del Moro e via dei Fossi i lavori di scavo per la realizzazione di una postazione ecologica interrata ha portato alla luce, alla quota di circa 1,00 m sotto il piano stradale, una serie di strutture ascrivibili ad un arco cronologico compreso tra il XII ed il XVI secolo. In particolare sono da evidenziare due porzioni di strutture murarie legate ad angolo retto: la prima, larga m 2 orientata nord/sud con arco di fondazione in pietra forte, e l’altra con andamento est/ovest; entrambe realizzate con ciottoli fluviali di varie dimensioni legati con malta tenace rosata, sono verosimilmente riconducibili alla prima cerchia comunale edificata per inglobare i borghi che si erano formati fuori delle porte della cerchia “antica”. La nuova cinta muraria, del perimetro di circa 4 Km e con almeno 25 fra porte e postierle, iniziava dal castello di Altafronte e nell’area dell’attuale piazza Goldoni aveva l’angolo sud/occidentale, dove presumibilmente si apriva la porta Carraia, importante punto di accesso e di uscita dalla città, soprattutto in seguito alla costruzione del nuovo ponte. Oltre al tratto delle mura cittadine è stato scavato uno scarico di materiali vitrei che conferma la presenza, già attestata dalla documentazione archivistica, di una “fornace da bicchieri” ascrivibile alla fine del XIV – primo quarto del XV secolo.
Convento S. Donato in polverosa, via di Novoli
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Giovanni Roncaglia
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Renzo Bozzi
Cooperativa Archeologia, Firenze
Laura Pellegrineschi
Cooperativa Archeologia, Firenze
I lavori di riqualificazione dell’ottocentesca Villa Demidoff hanno rivelato le superstiti strutture del monastero di San Donato in Polverosa, di cui vi era memoria, oltre che nell’attigua chiesa, solo nelle sporadiche fonti archivistiche del XIII secolo che hanno trovato conferma nelle indagini archeologiche. Il complesso religioso, originariamente occupato dai frati agostiniani, nel 1251 fu affidato dal vescovo di Firenze alle monache agostiniane di Santa Cristina a Decimo che l’hanno avuto in possesso fino alla confisca napoleonica. La struttura venne poi parzialmente demolita nel 1827 per lasciar posto alla dimora della nobile famiglia russa dei Demidoff. Le indagini archeologiche hanno portato alla luce solo alcuni porzioni del convento, grazie alle quali è possibile avanzare un’ipotesi ricostruttiva relativamente sia alle fasi cronologiche, sia alla destinazioni d’uso delle porzioni individuate. Le più antiche testimonianze del complesso religioso sono attestate da due possenti cortine murarie identificabili come opere di delimitazione di spazi aperti del complesso monastico del XIV secolo. In una fase successiva saranno utilizzate come capisaldi per definizioni e parcellizzazioni di ambienti chiusi, adibiti sia ad uso di ricovero che di attività lavorative. Allo stesso tempo spicca la marcata attenzione impiegata nel rendere gli ambienti occupati sia più confortevoli e salubri, sia più pregevoli sotto il profilo estetico e monumentale. Ecco dunque che sono realizzati ambienti le cui murature sono completamente intonacate e pavimentazioni in cotto che celano canalette e scolmatoi per il deflusso delle acque reflue; pozzi e cisterne per l’approvvigionamento idrico e un piccolo chiostro di XIII secolo.
Cantiere Grandi Uffizi. Il complesso della Zecca fiorentina in età basso medievale
Giuseppina Carlotta Cianferoni
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Giovanni Roncaglia
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Paolo Lelli
Cooperativa Archeologia, Firenze
Nel corso dei lavori di ristrutturazione degli Uffizi, tra la via Lambertesca e la Loggia dei Priori, sono affiorati alcuni resti del complesso della Zecca della repubblica fiorentina, attiva in questa area dalla seconda metà del XIV secolo. Le numerose strutture murarie e i livelli pavimentali stratificati appaiono pertinenti a reiterate fasi di ristrutturazione caratterizzate dalla presenza di ambienti produttivi, con forni fusori, e ambienti di rappresentanza con elementi architettonici monumentali. La ricostruzione dei primi anni del Quattrocento, alla quale è riferibile buona parte dell’attuale assetto del piano terreno dell’edificio, caratterizzato da un’ampia scalinata lungo la facciata orientale e da un vano dedicato ad una cassaforte monolitica, risulta funzionale alla sistemazione definitiva della piazza dei Priori e dello spazio tra la chiesa di San Pier Scheraggio e la Zecca. Gli ultimi consistenti interventi architettonici risalgono al XVI secolo quando in seguito all’accorpamento dell’edificio della Zecca nell’Ala di Ponente degli Uffizi (gli Uffizi Corti) vengono edificate nuove strutture a raddoppiare e rinforzare le murature esistenti e muta l’articolazione di alcuni vani del piano terreno.
Firenze. Carta archeologica della Provincia: Valdarno superiore, Val di Sieve, Mugello, Romagna Toscana
Riccardo Chellini
Ricercatore Indipendente
Questo nuovo volume della carta archeologica dedicato alla provincia di Firenze e pubblicato con la supervisione scientifica del Funzionario competente della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, dott. Luca Fedeli, costituisce uno strumento aggiornato e ragionato, essenziale per la ricerca scientifica e la gestione dei beni archeologici nel vasto territorio considerato. La superficie dell’area censita è oltre 1.800 kmq. I comuni interessati sono 19 (Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Figline in Valdarno, Firenzuola, Incisa in Valdarno, Londa, Marradi, Palazzuolo sul Senio, Pelago, Pontassieve, Reggello, Rignano sull’Arno, Rufina, San Godenzo, San Piero a Sieve, Scarperia, Vaglia, Vicchio). I siti in catalogo sono 546. L’opera si differenzia dai precedenti repertori per il controllo autoptico di numerosi siti, per gli approfondimenti topografici e cronologici, per l’estensione all’età medievale.Nei capitoli introduttivi l’Autore tratta alcuni problemi rilevanti, tra cui quelli dei confini territoriali in età etrusca e romana e del coronimo Mugello, e offre una ricostruzione delle dinamiche del popolamento dai tempi preistorici al tardo medioevo. Nel catalogo l’Autore rintraccia siti di cui si era perduta l’ubicazione e corregge la posizione di altri siti citati nei repertori precedenti, ma il contributo più rilevante è rappresentato dal notevole accrescimento del numero dei siti archeologici elencati, in parte desunto dall’accesso ai dati dell’archivio storico della Soprintendenza, che rivela un tessuto insediativo assai più consistente in età etrusca e romana. Considerata nel suo complesso, l’opera rappresenta pertanto un consistente progresso rispetto alle attuali conoscenze topografiche e archeologiche sulla Provincia di Firenze e sulla sua funzionale rete di collegamenti.
Beccherie fiorentine: pratiche di macellazione e consumi alimentari nel Rinascimento
Chiara Assunta Corbino
Archeoart Basilicata
L'analisi del campione faunistico oggetto di questo studio si inserisce in un progetto di ricerca diretto dall’Università degli Studi di Siena in convenzione con la Direzione Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L’indagine archeologica, condotta a Firenze nell’area della Biblioteca Magliabechiana, ha evidenziato assetto urbanistico ed evoluzione di una parte dell’isolato detto “della Baldracca” posto a sud della chiesa di San Pier Scheraggio e a nord del Castello di Altafronte. I reperti faunistici analizzati, cronologicamente compresi tra la fine del XIV ed i primi anni del XVI secolo, provengono da uno strato di riempimento di un pozzo. I resti identificati hanno evidenziato la presenza di: Sus scrofa/ferus, Equus caballus, Bos taurus, Capra hircus, Ovis aries, Capreolus capreolus, Felis catus e Gallus gallus. I caprini, soprattutto pecore, dominano il campione, seguiti nell’ordine da bovini e suini. L’analisi delle frequenze scheletriche ha mostrato l’abbondanza di parti anatomiche associate a tagli di carne di bassa qualità quali cranio ed estremità distali degli arti. Tutti gli individui sono stati abbattuti in età giovane o prima di raggiungere la maturità sessuale. I dati morfometrici indicano per i caprini dimensioni considerevoli che potrebbero essere riferibili alla prevalenza di maschi all’interno del campione. I risultati raggiunti sembrano suggerire l’uso del pozzo, probabilmente prosciugato in seguito ad un periodo di siccità, come discarica di una o più macellerie che avevano sede nelle vicinanze. Inoltre, gli scarti analizzati sono il riflesso di consumi agiati riferibili a quella parte di popolo che poteva permettersi carni molto pregiate come capriolo e vitella. Lo studio condotto ha contribuito a far luce su pratiche di macellazione e consumi alimentari in uso a Firenze nel Rinascimento.
Un caso di collezionismo internazionale (CIL XI 1645)
Chantal Gabrielli
Università degli Studi di Firenze
Un'iscrizione funeraria in lingua latina ritrovata alle pendici di Faesulae era ben nota nella raccolta epigrafica del Senatore Carlo Strozzi già nel '600 (Iscrizioni Antiche) e poi in quella settecentesca di Anton Francesco Gori (Inscriptiones antiquae in Etruriae urbibus exstantes). L'epigrafe in marmo greco (forse attico) presenta una scena dell'Iliupersis, e precisamente l'uccisione del re di Troia Priamo alla presenza della moglie Ecuba per mano dell'eroe greco Neottolemo. L'iscrizione si legge sul lato frontale dell'ara del tempio di Zeus Herkeios dove si svolge la scena, e sono evidenti tracce di erosione che rendono plausibile che il rilievo sia stato oggetto di reimpiego. Il rilievo sarebbe stato scolpito fra 50 a.C. – 50 d.C., mentre la fattura delle lettere dell'iscrizione spinge a datare il riutilizzo della lastra in epoca romana fra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. L'epigrafe, di dimensioni modeste (altezza 38 cm; larghezza 49 cm; spessore 5 cm), era stata ubicata nella biblioteca/pinacoteca del Palazzo Panciatichi Ximènes d'Aragona nel centro storico di Firenze. La bellezza artistica del rilievo attirò l'interesse di un noto collezionista americano di antichità del '900, Edward Perry Warren, quando vennero messe in vendita all'asta opere d'arte di proprietà della famiglia nobiliare fiorentina. Warren acquistò l'epigrafe all'inizio del secolo scorso, e poco dopo la rivendette al Museum of Fine Arts di Boston, sua città natale, dove attualmente si può ammirare. Oltre che rappresentare un interessante caso di storia del collezionismo fiorentino (e di dispersione del patrimonio della città) l'iscrizione figura essere un caso con particolari risvolti storico-artistico. Nell’ambito delle epigrafi romane di Florentia l’utilizzo e il reimpiego di un rilievo di tale fattura in un contesto sepolcrale rappresenta un unicum, non esistono altri esempi dove un bassorilievo greco fosse stato usato come lastra sepolcrale.
Ai confini della Piana. Paesaggio agrario e vie di transito a Sud-Est della pianura fiorentina in età etrusca e romana: un progetto di tutela e valorizzazione
Pierluigi Giroldini
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Alessandro Neri
Società Cooperativa RES Archeologia
L’area collocata a Sud-Est di Firenze, corrispondente all’attuale territorio del comune di Bagno a Ripoli, è caratterizzata dalla presenza di ampie zone di basse colline digradanti verso l’Arno, incise da corsi d’acqua minori, le cui valli consentivano di mettere in rapido collegamento la piana di Firenze da una parte con il Valdarno Superiore dall’altra con l’area del Chianti. Tali caratteri geomorfologici hanno fatto sì che l’area fosse caratterizzata, sin dal periodo etrusco, da una vocazione agricola unita ad una funzione di collegamento di media e lunga distanza, come attestato dai rinvenimenti effettuati nel corso degli anni sul territorio. Tuttavia, i dati a disposizione per la ricostruzione dell’insediamento in età etrusca e romana risultano ancora frammentari: gli interventi susseguitisi nel corso degli anni infatti sono spesso frutto di contingenti esigenze di tutela, mai confluiti in organici programmi di ricerca; i numerosi appassionati attivi sul territorio a partire almeno dagli anni Settanta hanno d’altra parte accresciuto il bagaglio di informazioni sul popolamento dell’area attraverso una pluralità di segnalazioni che attendono ancora, in molti casi, un’adeguata verifica. Al fine di giungere ad una migliore lettura del territorio la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bagno a Ripoli e con la Cooperativa RES Archeologia, ha dato vita ad un progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico di Bagno a Ripoli, finalizzato da una parte ad una migliore comprensione delle dinamiche insediative in età etrusca e romana, anche in relazione agli antichi percorsi viari che attraversavano l’area, dall’altra ad una mappatura dei siti e all’individuazione delle criticità in termini di processi di degrado dei monumenti, finalizzate all’esercizio delle attività di tutela, prerogativa istituzionale dell’Ufficio.
“Pro civium utilitate” - L’ex Manifattura Tabacchi di Firenze
Ettore Janulardo
Seconda Università di Napoli
“PRO CIVIUM COMMODO”, “PRO CIVIUM UTILITATE”: iscritte in antiche lapidi e ad ornamento di costruzioni e fontane, acquedotti e ponti, tali indicazioni costituiscono, al netto delle falsità del potere, il riferimento tangibile di ogni centro urbano desideroso di esser riconosciuto come tale. Il nucleo tripartito lievemente ad esedra della Manifattura (1933-1940) e la struttura a "prua" dell'ex Dopolavoro – ora Teatro Puccini con torre centrale in vetrocemento – caratterizzano un settore urbano fiorentino privo di evidenze monumentali. Tra archeologia industriale e risorsa di “pubblica utilità”, l’opificio si configura come triplice bene patrimoniale:
In un’ottica di possibile rivalorizzazione pubblica, l’ex Manifattura può svolgere un ruolo di cerniera porosa tra un centro ampliato e un’eccentricità che preme e che ha bisogno di storicizzati elementi di riferimento. Nella prospettiva di una città delle culture e dei saperi, può inoltre, con approccio iper-contemporaneo, tornare a svolgere anche attività “produttive”: per studi e ricerche in nome dell’innovazione; nodo di interscambi tra mezzi tranviari/ferroviari e percorsi pedonali; per tentare di essere essa stessa, con gli spazi di cui l’area dispone, generatrice di energia pulita da offrire come pegno per la vivibilità dell’area.
Firenze prima di Florentia. Per un modello di Museo Archeologico Virtuale dell'area fiorentina
Domenico Lo Vetro
Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo (SAGAS); Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Firenze
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo (SAGAS); Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Firenze
Le ricerche archeologiche degli ultimi 30 anni nell’area di Firenze e dei comuni limitrofi hanno permesso di documentare la presenza di decine di siti riferibili alla frequentazione umana durante la Preistoria. Gran parte dei reperti provenienti da questi scavi è conservata presso i magazzini della Soprintendenza e nei laboratori delle Università di Firenze e Siena dove è accessibile quasi esclusivamente a specialisti del settore. Questi reperti ci raccontano la storia del popolamento preistorico dell’area fiorentina dal Mesolitico alla fine dell’età del Bronzo, consentendoci di scrivere la prima storia di Firenze.
L’impossibilità di realizzare in tempi brevi una struttura museale adeguata rende oggi necessario pensare a forme alternative di divulgazione e fruizione del patrimonio archeologico del territorio fiorentino. In questo senso le moderne tecnologie digitali e la ormai capillare diffusione del web permettono di guardare ad una strategia alternativa che possa soddisfare le necessità di conoscenza e fruizione del patrimonio culturale locale. A questo scopo si è pensato di elaborare un modello di Museo Archeologico Virtuale dell'area fiorentina che possa porre le basi per costruire uno strumento finalizzato a colmare una lacuna nel quadro degli strumenti scientifici, divulgativi e formativi relativi al più antico popolamento dell’area fiorentina.
Mobilità e interazioni culturali: l’età del Bronzo nella piana fiorentina
Laura Morabito
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali. Scuola di Dottorato in Beni Culturali e Storia Medievale
Il contributo presenta un’analisi delle forme di mobilità transappenninica ipotizzabili per il territorio della Piana fiorentina nelle differenti fasi dell’età del Bronzo. Alla luce dell’integrazione tra dati territoriali e dati relativi alla cultura materiale e grazie alle potenzialità dei sistemi GIS verrà presentato un quadro della rete dei percorsi di comunicazione e scambio culturale transappenninici relativi, in particolare, all’area campione di Sesto Fiorentino nel corso dell’Età del Bronzo. La costruzione di cartografia tematica per la visualizzazione sincronica e diacronica della rete insediativa e dei confronti culturali tra siti archeologici di entrambi i versanti dell’Appennino tosco-emiliano nelle differenti fasi cronologiche analizzate ha costituito la base materiale sulla quale è stato impostato un confronto tra differenti metodi per la ricostruzione delle possibili vie di comunicazione transappenniniche. Tale riflessione metodologica ha consentito di ipotizzare e mappare con maggiore consapevolezza l’evoluzione delle forme di mobilità nel territorio in esame, prospettando una più completa comprensione dei fenomeni di scambio culturale occorsi al suo interno durante l’Età dal Bronzo.
Alimentazione nella Firenze medievale: analisi dei residui organici nelle ceramiche
Alessandra Pecci
DIBEC; Università della Calabria
Gli scavi condotti nel Centro Storico di Firenze sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica hanno portato al rinvenimento di numerosi materiali ceramici di epoca medievale, che sono stati studiati da una equipe diretta dal prof. Francovich dell’Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena.
In questa sede si presentano i risultati delle analisi chimiche di alcune ceramiche volte ad identificare i residui organici in esse conservati, per ottenere informazioni sull’alimentazione medievale e l’utilizzo delle diverse forme ceramiche.
Sono stati analizzati campioni di olle, tegami, paioli e boccali. Le analisi sono state effettuate applicando spot test e gas cromatografia accoppiata a spettrometria di massa (GC-MS). I risultati delle analisi indicano la preparazione di cibi principalmente a base di grassi di origine animale, tra i quali sono abbondanti i ruminanti. Vi sono inoltre grassi di origine vegetale, in particolare oli vegetali di diversa origine. Inoltre è stato riconosciuto l’utilizzo del vino per condire le zuppe, come suggerito nei ricettari medievali. Non esistono invece differenze importanti nei residui identificati nelle diverse forme ceramiche, ad indicare che era probabilmente più il tipo di preparazione (arrosto o bollito) che il cibo cotto a richiedere l’impiego di forme differenti.
Florentia “Ostrogota”
Francesco Maria Petrini
Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies (CAMNES); Lorenzo de’ Medici Italian International Institute
La fase della dominazione ostrogota (493-552 EC) rappresenta una periodizzazione di cruciale riferimento per gli studi sull'Italia antica e medievale. In particolare, le guerre gotiche comportano una cesura storica fondamentale, preludio alla disgregazione della secolare unità politica della penisola; come quasi tutte le città italiche, anche Florentia venne travolta e ridimensionata dalle calamità del ventennale conflitto, addentrandosi da allora nel suo più oscuro “Medio Evo”. L'età dei re ostrogoti oblitera pertanto l'ultima fase urbanistica di Florentia come città propriamente romana, strettamente informata dall'impianto originario, ed espressione ancora credibile di un 'fiorente' centro provinciale dell'Impero; una fase già profondamente stratificata, che determina (o predispone) ulteriori cambiamenti e che al contempo prolunga anche la continuità politica e sociale dell'antica colonia cesaraugustana. La Florentia ostrogota, sorta di vero e proprio “fantasma storico”, viene dunque a rappresentare un ampio orizzonte d'indagine, ancora largamente inesplorato e passibile di approfondimento e discussione. Il poster intende offrire una sintesi schematica del panorama documentario disponibile su Florentia durante i regni di Teoderico il Grande e dei suoi successori (fra questi il 'rex Tusciae' Teodato appare come il goto che maggiormente e più a lungo esercitò la propria autorità sulla città). Le evidenze materiali, di non facile lettura, configurano una ridefinizione, apparentemente una contrazione, dell'impianto urbano unita ad una crescente dispersione degli insediamenti oltre la cinta muraria, a sua volta modificata e rinforzata nel contesto di incertezza politica segnato dalle invasioni barbariche e dalla riconquista bizantina. Contribuiscono ad una migliore comprensione della città in età ostrogota sporadiche testimonianze epigrafiche rinvenute in loco, e, sopratutto, il concorso documentario di alcune fonti latine o greche (Cassiodoro, Giordane, Procopio e altri), le cui pur incidentali menzioni della città o della sua zona offrono informazioni minime ma preziose sulle stesse nello scenario della dominazione germanica. Nel tentativo di integrare la non palmare e anzi problematica documentazione archeologica con i dati e le suggestioni delle fonti letterarie, si propone, articolandolo per punti, un profilo descrittivo del nucleo urbano, dell'amministrazione locale, dell'economia produttiva e commerciale della zona. Il modello di 'Florentia ostrogota' prospetta in sostanza una città cristianizzata da oltre un secolo e strettamente controllata dal centralismo ravennate di eredità imperiale, un ancor florido snodo viario e commerciale, e un relativamente privilegiato centro residenziale ormai caratterizzato dal pluralismo etnico e confessionale (elemento peculiare e distintivo del suo tessuto sociale è la coesistenza istituzionale di romani e goti, e conseguentemente dei culti cattolico e ariano, ciascuno esprimente un distinto episcopato operante nella cittadella e nelle campagne).
Le anse a corna tronche e cave nel territorio fiorentino: ultimi aggiornamenti
Gabriella Poggesi
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Alberto Agresti
Università degli Studi di Firenze, Scuola di Specializzazione in Beni archeologici
Marco Zannoni
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali
Le anse a corna tronche e cave dell’età del Ferro, con le ultime ricerche svolte nel territorio fiorentino e fiesolano, si sono dimostrate un elemento capillarmente presente in tutti i siti insediativi indagati, da un lato come elemento di tradizione e dall’altro di continuità. Presentiamo delle ipotesi di lavoro anche alla luce dei dati provenienti da contesti abitativi di Sesto Fiorentino con l’obiettivo, di approfondire in futuro, la funzione e la scansione cronologica di questi elementi accessori-morfologici che costituiscono un elemento identitario molto forte per il territorio in analisi. Il contributo si propone da un lato di rimarcare la lunga durata del motivo con la conseguente evoluzione delle forme e dall’altra di arricchire la documentazione nota con nuovi reperti di confronto fino ad ora inediti.
Il Bronzo Antico nella pianura fiorentina: considerazioni e nuovi dati
Federica Romoli
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali. Scuola di Dottorato in Beni Culturali e Storia Medievale
I numerosi insediamenti e serie stratigrafiche che caratterizzano la pianura fiorentina durante tutta la preistoria hanno permesso di dettagliare lo sviluppo dei complessi culturali che interessano quest'area nei momenti iniziali del Bronzo antico e nel passaggio tra Bronzo antico e medio. A partire dalle prime fasi dell'Età del Bronzo sino ad un momento avanzato, si assiste ad un peculiare legame con la preesistente tradizione del Campaniforme, così profondamente radicata nel territorio tanto da perdurare negli aspetti della produzione materiale, nei modelli insediativi e nei regimi economici. Persistenze campaniformi si ritrovano anche in altre zone dell'Italia centrale e settentrionale ma nessuna di queste presenta caratteristiche simili né un così elevato numero di siti, come accade in area fiorentina, che permettono di dettagliare questo aspetto caratteristico fino al primo Bronzo Medio. Si propone un quadro dello sviluppo dei complessi culturali nel territorio fiorentino e si presentano dati inediti che vanno a confermare e ad integrare le sequenze già note.
La più antica metallurgia in area fiorentina
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali.
Nicoletta Volante
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali.
Vengono presentati i risultati delle recenti ricerche pluridisciplinari relative alle più antiche produzioni metallurgiche in area fiorentina. Manufatti, scorie e strumenti per la lavorazione sono stati rinvenuti in contesti abitativi che attestano, sulla base delle datazioni radiometriche, la precocità nella zona in discorso della sperimentazione della lavorazione del rame. Le evidenze fiorentine vengono inquadrate nell'ambito delle conoscenze sulla prima metallurgia in Italia, tra Neolitico finale e prima età del Rame.
Materie prime, mobilità e scambi in area fiorentina tra Neolitico ed Età Del Bronzo
Francesco Trenti
Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Firenze
Lorenzo Nannini
Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Firenze
Fabio Martini
Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo (SAGAS) Museo E Istituto Fiorentino Di Preistoria “Paolo Graziosi”
Lucia Sarti
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali
Nicoletta Volante
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Storiche e dei Beni Culturali
Le indagini archeologiche svolte dagli scorsi anni Ottanta nella piana fra Firenze e Sesto Fiorentino in seguito a scavi d’emergenza hanno permesso di ampliare notevolmente la conoscenza della pre-protostoria dell’area fiorentina. In questo contributo vengono presentati i risultati degli studi sulla mobilità umana, realizzati sui litocomplessi provenienti da quattro stazioni preistoriche oloceniche situate nei comuni di Firenze e Sesto Fiorentino e indagati a partire dagli anni ‘80 dalle Università di Firenze e di Siena.
L’ampiezza dell’arco cronologico rappresentato dalle industrie analizzate (che si estende dal Neolitico antico alla prima Età del Bronzo) ha permesso di effettuare un’indagine diacronica, che ha aggiunto a quella spaziale anche una dimensione temporale riguardo alle modalità di approvvigionamento ed utilizzo della materie prime litiche e alle direttrici di mobilità e scambio dei gruppi umani. Verranno quindi esposti i dati sulle litologie utilizzate e sugli areali e modalità di approvvigionamento, integrati dagli elementi provenienti dagli studi tecno-tipologici al fine di ricostruire un quadro esaustivo sulle strategie di gestione della risorsa litica e sulle direttrici commerciali utilizzate dai gruppi umani preistorici.
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(Silvia Nencetti)
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